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LEZIONE 07 | 7 Maggio
Mattina Analisi di territori
La città contemporanea 1
Arturo Lanzani
Pomeriggio Urbanistica
L’urbanistica oggi 1
Patrizia Gabellini
Lezione | Lecture
Riepilogo delle lezioni precedenti (paper)
A metà del corso (questa è la settima lezione, la prima delle due che costituiscono il MODULO 3 URBANISTICA OGGI), è opportuno fare il punto rispetto all'obiettivo del corso stesso e a quello che è stato fatto, ai moduli chiusi e a quelli che si apriranno, (si veda il programma).
L'obiettivo del Corso, lo ricordo, è quello di mettere a fuoco il modo di costruire il Progetto urbanistico (Progettazione urbanistica), delineando anche alcuni passaggi della sua traduzione in un Piano urbanistico. Progetto e Piano si distinguono per la ratifica istituzionale del secondo; l'accento sulla progettazione ha, oggi, una ragione in più: è tempo di progetti più che di piani.
1. Per non affrontare direttamente e riduttivamente il problematico obiettivo del Corso, con MODULO 1 ESPERIENZE è stata fatta la scelta di mostrare alcuni lavori che restituissero delle pratiche, "un" approccio (gli approcci sono evidentemente diversi): il piano strutturale per Bologna; il progetto territoriale per il Corridoio Esino.
Entrambe le esperienze hanno un carattere emblematico: quello di Bologna è uno strumento nuovo, introdotto dalla legislazione regionale per adeguare il vecchio piano regolatore comunale alle nuove condizioni (il progetto, dunque, è finalizzato al piano); quello per il Corridoio Esino è un prodotto non codificato che ha preso forma da un problema -la complessità territoriale-, che ha individuato il proprio territorio e "costruito" il proprio oggetto, il proprio metodo e i propri strumenti. Due esperienze, per le ragioni indicate, che consentono di mettere a fuoco alcune questioni cruciali per la progettazione urbanistica:
- Oggetto (quale territorio): i confini sempre incerti, problematici/più scale
- Tecniche al lavoro (quali metodi per descrivere e per dare forma e organizzazione): pluridisciplinarità
- Grado di formalizzazione (strumenti disponibili): non sempre riferimenti legislativi
- Rapporto con la "tradizione" (spazi di innovazione): eclettismo dovuto a contestualità
Una peculiarità di queste due esperienze urbanistiche, in generale delle esperienze contemporanee, è stata sottolineata nella terza lezione, mostrando come il percorso progettuale implichi il confronto fra saperi esperti e saperi comuni, saperi e poteri, responsabilità professionali, amministrative e politiche perseguendo la condivisione circa la costruzione del problema e i modi per affrontarlo.
Questa lezione ha messo in luce altre questioni cruciali per la progettazione urbanistica:
- Attori e agenti del progetto (chi costruisce le scelte): un costrutto sociale
- Processualità (come si aggiusta): ridefinizioni e argomentazione
- Tecniche al lavoro (quali metodi per favorire il confronto e monitorare il processo): pluridisciplinarità, ancora.
Questo primo pacchetto di lezioni è centrato sulla pratica urbanistica, cerca di dire e mostrare come si lavora e quali prodotti tecnici si elaborano.
2. La seconda mossa, MODULO 2 TERRITORI 1, è stata quella di cominciare a identificare l'oggetto del lavoro, quel territorio che le esperienze lasciano intravedere solo in quanto lo "lavorano" in un determinato modo, selezionandone problemi, priorità e soluzioni possibili.
L'ipotesi sottesa all'individuazione degli "oggetti territoriali" scelti per approfondirne la conoscenza e per avviare un'esplorazione circa i modi di progettarli (una progettazione urbanistica mirata) è che il territorio contemporaneo, bruciata la distinzione fra città e campagna, si vada configurando, certamente in Europa, come un arcipelago di situazioni insediative che hanno una loro configurazione, loro storie di formazione, loro caratteristici problemi di organizzazione e abitabilità in relazione ai profondi mutamenti nelle pratiche d'uso di popolazioni molteplici. Una città "infinita" (dirette Aldo Bonomi), che non è più solo la città premoderna e moderna "disfatta" (direbbe Michele Sernini), ma che è qualcosa di nuovo per la coesistenza, variamente relazionata, di vecchio e nuovo, di pregevole e inaccettabile, di stabilizzato e instabile… Insomma, un coacervo all'interno del quale sono identificabili, in primo luogo, parti specifiche e caratterizzate che "fanno problema" : CITTÀ DIFFUSA, CITTÀ PUBBLICA, CITTÀ ABUSIVA.
Perché Città?
Per identificare queste porzioni riconoscibili nel territorio contemporaneo, il termine Città viene usato (in modo parzialmente lasco, allusivo e forse anche provocatorio) per significare l'esistenza di diverse forme di urbanità, più o meno compiute e interessanti, dove si riconosce l'esistenza di processi economici (che ne presiedono alla formazione e che vi trovano sede), rapporti sociali, espressioni culturali e simboliche tipicamente urbane. Un modo forte per abbandonare la parola e il concetto di PERIFERIA che ha contraddistinto la fase di riconoscimento della crisi radicale del modello dicotomico Città/Campagna, che ci ha accompagnato per oltre mezzo secolo e che oggi è talmente esteso ed estendibile da non significare quasi più nulla.
CITTA', dunque, al plurale: tante città da riconoscere, descrivere, progettare (si veda Interpreting the breakdown of the urban model: three Italian case studies)
In questa accezione ogni territorio si presenta come composizione di Città e compito preliminare del progetto urbanistico è:
- il loro riconoscimento e la loro descrizione attraverso operazioni varie che utilizzano differenti tecniche, collaudate e non
- il loro specifico trattamento in quanto richiedono strategie e interventi adeguati
- poi la loro ri-composizione (letteralmente "messa insieme", connessione).
Questo è l'oggetto cui si applica la progettazione urbanistica oggi.
Con il modulo il MODULO 2 TERRITORI 1 e col MODULO 4 TERRITORI 2 ci si occupa del riconoscimento e del trattamento di alcune "famiglie" di città conteporanee (che fanno problema, che sono pregevoli, che sono inedite).
Abbiamo visto col secondo modulo le Città che fanno problema e ciascuna lezione ci ha proposto:
- una descrizione dei caratteri generali di queste Città, mostrandoci poi come esse siano, a loro volta, una costellazione di forme insediative (le diverse composizioni di materiali nella Città diffusa, l'inveramento di diverse idee nella Città pubblica, le forme idealtipiche della Città abusiva)
- un approccio per il loro specifico trattamento progettuale, caratterizzato dalla comprensione delle logiche che nelle Città si esprimono, dall'individuazione dei margini progettuali che si aprono a partire dalla comprensione di queste logiche (torna, nel montaggio della descrizione-intepretazione, la coppia di termini Criticità/Risorse).
Tutte le lezioni hanno proposto descrizioni e approcci/esperienze progettuali, mostrandoci sempre come connotati specifici e ricorrenti siano: la transcalarità della progettazione urbanistica (potremmo dire il recupero della transcalarità), un diverso modo di intercettare il progetto di architettura (concept e linee guida), la relazione inscindibile con le politiche urbane, la contestualità come sostituzione del modello.
CITTA' DIFFUSA
Interpretazione: il carattere individuale dell'insediamento determina un generale impoverimento dell'articolazione dello spazio pubblico (solo la strada, con una sezione ridotta alle corsie carrabili) e una tendenziale monofunzionalità.
Temi progettuali: si differenziano per le parti residenziali (domina la casa unifamiliare) e per le parti produttive (dominano i capannoni).
Si attinge da esperienze e studi, lavori e tesi universitarie.
Per le parti residenziali il progetto lavora alla scala urbanistica per
- articolare lo spazio collettivo (non necessariamente pubblico), introducendo ad esempio la strada-cortile
- dare forma, organizzando linearmente le espansioni attorno alla strada o dando loro una disposizione a cluster, così da individuare spazi interclusi …
- densificare, utilizzando meglio il suolo, introducendo articolazione funzionale, ri-organizzando…
….
alla scala edilizia per
- regolare il processo di crescita incrementale all'interno del lotto (disposizione degli oggetti, ampliamenti)
- regolare il rapporto interno/esterno rompendo l'indifferenza con quel che c'è nell'intorno (recinzioni)
…
Per le parti produttive il progetto lavora alla scala urbanistica per
- articolare lo spazio collettivo (utilizzando come risorsa la fascia di rispetto, gli spazi interstiziali, i tetti piani….)
- moltiplicare gli usi/rompere la monofunzionalità (densificando e diversificando la destinazione d'uso dello spazio interstiziale)
…
alla scala edilizia per
- regolare l'uso degli spazi aperti all'interno del lotto
- …
CITTA' PUBBLICA
Interpretazione: la città pubblica come risorsa per la città circostante e risorsa male impiegata
Temi progettuali: connessioni con quel che sta all'esterno; articolazione interna per migliorare l'abitabilità.
Un concorso di progettazione a Trieste e una ricerca interuniversitaria sono i principali serbatoi di idee ed esperienze dai quali si attinge.
Connettere con l'estero significa lavorare su
- grandi trame verdi (la disponibilità di spazio aperto e verde è una risorsa tipica di questi quartieri, più articolata negli anni '50)
- percorsi
- relazioni funzionali
- …
Articolare all'interno significa lavorare su
- suolo (da modellare e diversificare nella sistemazione e negli usi)
- aggiunte di nuovi oggetti
- trasformazioni di parti consistenti (addizioni, diradamenti…)
- riprogettazione della soglia
- …
CITTA' ABUSIVA
Interpretazione: l'esterno è una dimensione non concepita da questa
città, è un "resto" non trattato o mal trattato dalla moltitudine
dei gesti individuali che la hanno costruita; il degrado e
l'incompiuto sono caratteri dominanti di un paesaggio che si è
fondato su speranze individuali tutte rivolte all'interno, alla
sfera del privato, e oggi interrotte per il precoce
deterioramento dell'esterno.
Temi progettuali: ambiti privilegiati sono il lavorare lo "spazio
negativo" e il procedere per "sottrazione" evitando modelli e
stereotipi, piuttosto immaginando alcune linee di intervento "eretico" a partire da altrettante linee di tendenza che già si
danno in questi territori, e che le indirizzano verso esiti più
sostenibili è auspicabili.
Alcune buone pratiche, raccolte in campi diversi, sono il
principale serbatoio per un progetto difficile e inevitabilmente
integrato.
- Spazio negativo significa aree residue tra quelle occupate
abusivamente (ad una infrastrutturazione primaria intesa come rete
continua e rigida, alle forme di spazio pubblico mutuate dalla
città storica e all'idea di un ritorno ad un assetto naturale
originario si sostituiscono reti consortili, spazi condivisi di
dimensioni minori e sistemi ambientali diffusi che trovano lo
spazio per attuarsi negli scampoli di territorio non edificato).
- Sottrazione significa intercettare i processi di abbandono
quasi ovunque rilevati per "far spazio" a nuove attività e servizi,
ma anche per recuperare un territorio dal punto di vista
ambientale; forme di perequazione permettono di modificare il
rapporto interno/esterno, costruito/libero, senza ricorrere
all'ordine di demolizione e al ripristino dello stato dei luoghi,
operazioni realisticamente inattuabili in molti contesti.
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